Moravia, Alberto [Pincherle, Alberto] (1907-1990)

Codice
LT_0009
provincia
Latina
comune
Fondi
nazione_autore
Italia
secolo
XIX-XX
luogo_citato
Fondi
genere
Romanzo
coordinate
41.337942, 13.424901
fonte_bibliografica
Alberto Moravia, La ciociara, MIlano: Bompiani, 1993, p. 65-66.

citazione

Così, con le valigie sul capo, a piedi nudi, camminando sull’orlo della strada dove cresceva un po’ d’erba, ci avviammo verso Fondi. Camminammo un pezzo. La strada era deserta e anche per la campagna non si vedeva anima viva. A una persona di città, che non se ne intendesse, poteva sembrare una campagna normale; ma io che ero stata contadina prima che cittadina, potevo vedere che era una campagna abbandonata. Dovunque si vedeva l’abbandono: i grappoli d’uva nelle vigne avrebbero dovuto essere già vendemmiati e invece pendevano tra le foglie ingiallite, troppo dorati […]. Arrivammo alle porte di Fondi con la polvere che ci imbiancava le gambe fino alle ginocchia, la gola arsa, stanche e ammutolite. Dissi a Rosetta: «Ora andiamo in un’osteria e beviamo e mangiamo qualche cosa e ci riposiamo. E poi vediamo se troviamo una macchina o una carretta che ci porti dai nonni». Sì, altro che osteria, altro che automobile, altro che carretta! Come penetrammo dentro Fondi ci accorgemmo subito che la città era deserta e abbandonata. Non passava un cane, tutti i negozi avevano le saracinesche abbassate con qualche pezzo di carta bianca appiccicato qua e là che spiegava che i proprietari erano sfollati […]. Sembrava di camminare per una città in cui tutti gli abitanti fossero morti per qualche epidemia. E dire che a Fondi in quella stagione la gente sta per la strada, donne, uomini, bambini, insieme con i gatti, con i cani, con i somari, con i cavalli e magari con i polli, e tutti vanno per le loro faccende o si godono la bella giornata passeggiando o sedendo ai caffè e davanti le case. Certe straducce laterali davano l’impressione della vita perché c’era la luce forte del sole sul lastrico e sulle facciate; ma poi a guardare meglio, si scorgevano le solite finestre con gli scuri chiusi, le solite porte sprangate e quel sole che si stendeva sui sassi facendo quasi paura […]. Così questa era la campagna: peggio di Roma.
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