Piazza San Pietro; borgo Santo Spirito; salita di Sant’Onofrio; Gianicolo e statua di Garibaldi; veduta dei Castelli Romani.
genere
Romanzo autobiografico
coordinate
41.901650, 12.462170
fonte_bibliografica
Sibilla Aleramo, Una donna, Milano, Feltrinelli, stampa 1997, p. 180-181.
citazione
Appena a casa afferrai tra le braccia mio figlio, lo tenni a lungo. Non riposai. Non potevo. Uscii con lui, presi la tramvia di San Pietro. Volevo vedere la mia vecchia amica, tornata da poco. Nella piazza, quasi deserta, il colonnato con la sua corona di statue ondeggianti pareva fremere tutto nell’aria vivida e nel gran silenzio. Ci avviammo a piedi verso il borgo Santo Spirito, costeggiammo il muro dell’ospedale; dall’altro lato della strada fanciulli e donne in cenci interrompevano giochi e chiacchiere per guardarmi nella mia apparenza di forestiera e tendermi la mano. Cenci appesi lungo i muri, tanfo nell’aria. Per la salita di Sant’Onofrio ancora cenci, ancora bimbi ruzzolanti, ancora finestre d’ospizi, graticolate. Un gruppo di educande con alcune monache discendeva, in alto, al sommo del Gianicolo, ci fermammo un po’ affannati. Garibaldi, figura di leggenda, campato nell’azzurro, guardava tranquillo la cupola enorme alla sua sinistra. Lo sfavillìo della massa compatta di case, di torri, di alberi che mi si stendeva sotto gli occhi era intenso, quasi insostenibile. In fondo i monti si staccavano turchini sul cielo, e lungo i declivi le macchie candide dei Castelli mandavano anch’esse barbagli. Tra i monti e Roma la campagna, l’immensità. Roma! Forse ogni giorno lì in cima al colle qualche anima sentiva affluire in sé le più possenti energie […]; ogni giorno forse qualche anima aveva la visione d’una Roma dalla quale, nel tempo, scomparirebbero ogni violenza e ogni laidezza […].