Moravia, Alberto [Pincherle, Alberto](1907-1990)

Codice
RM_0162
provincia
Roma
comune
Roma
nazione_autore
Italia
secolo
XX
luogo_citato
Basilica di Santa Maria Maggiore
genere
Romanzo
coordinate
41.897756, 12.498225
fonte_bibliografica
Alberto Moravia, Il conformista, Milano, Bompiani, 1998, p. 82.

citazione

Era così poco dilaniato dal dubbio, che entrando nella vasta chiesa, piena di un’ombra, di un silenzio e di una frescura davvero consolanti dopo la luce, il fracasso e il caldo della strada, dimenticò persino la confessione e prese ad aggirarsi per quei pavimenti deserti, da una navata all’altra, proprio come un turista ozioso. […] A quell’ora la chiesa era deserta. Marcello andò fin sotto l’altare, e poi, avvicinandosi ad una delle colonne della navata di destra, guardò d’infilata il pavimento cercando di abolire la propria statura e di mettere l’occhio al livello del suolo: come era vasto il pavimento, veduto così in prospettiva, come poteva vederlo una formica: quasi una pianura, e dava una specie di vertigine. Poi alzò gli occhi e lo sguardo, seguendo il debole luccichio che la scarsa luce accendeva sulla superficie convessa degli enormi fusti di marmo, rimbalzò di colonna in colonna fino al portale d’ingresso. In quel momento qualcuno entrava, sollevando il materasso, in uno spicchio di luce cruda e bianca: come era piccola laggiù in fondo alla chiesa, la figura del fedele che si affacciava sulla soglia. Marcello andò dietro l’altare e guardò i mosaici dell’abside. La figura del cristo, tra i quattro santi, fermò la sua attenzione: chi l’aveva rappresentato a quel modo, pensò, non nutriva certo alcun dubbio su quello che fosse anormale e quello che fosse normale. Egli abbassò il capo dirigendosi lentamente verso il confessionale, nella navata di destra. […] Si avvicinò al confessionale, enorme, in proporzione con la basilica, tutto di scuro legno scolpito. […] Ma sul punto di uscire, abbracciò con lo sguardo la chiesa intera con le sue file di colonne, il suo soffitto a cassettoni, il suo pavimento deserto, il suo altare e gli sembrò di dare addio per sempre all’immagine antica e sopravvissuta di un mondo come lo desiderava e sapeva che non era più possibile che fosse. […] Quindi sollevò il materasso e uscì di fuori, nella luce forte del cielo sereno, incontro alla piazza ingombra della ferraglia clamorosa dei tram e allo sfondo volgare dei palazzi anonimi e delle botteghe commerciali.
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