Ferdinand Gregorovius, Diari romani, La Spezia, Club del Libro Fratelli Melita, 1982, p. 215.
citazione
Molto notevoli sono le piccole rupi di Rocca di Cave e Capranica. Ognuna ha un castello rovinato, una torre rotonda isolata circondata da un muro. Si entra a mezzo di scale dalla finestra principale. Il castello è molto pittoresco sulla roccia selvaggia. […] La povertà di questo luogo è superiore a qualsiasi descrizione: meschina coltivazione di frumento e granoturco fra quelle rocce che offrono qua e là alcune zolle piane, dappertutto la pietra nuda, sparsa all’intorno in confusione in mezzo a massi ciclopici. In lontananza la splendidissima vista del mare, la grande catena del Serrone e dei monti Volsci che comprendono il Lazio. Nel villaggio un prete e un medico. L’11 agosto [1861] siamo andati all’alta Capranica per una via nella roccia. Ai piedi del monte esiste un piccolo bosco di castagni, che provvede il villaggio: scarsa coltivazione della vite, alcuni spazi a mo’ di terrazza pel frumento. La desolazione del luogo è indicibile. Qui un popolo miserabile e mendico abita in case nere, scolpite nel masso. Essi non hanno acqua che abbasso a grande distanza […].