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Bigiaretti, Libero (1905-1993)
Codice
RM_0036
provincia
Roma
comune
Roma
nazione_autore
Italia
secolo
XX
luogo_citato
Ponte Risorgimento
genere
Autobiografia
coordinate
41.918779, 12.471491
fonte_bibliografica
Libero Bigiaretti, Questa Roma: lungo viaggio sentimentale da una città “pacioccona” e “rionale” a una metropoli dispersiva e caotica, Roma, Newton & Compton, 1991, p. 33-34.
citazione
Un arco di ponte suggerisce più o meno l’idea di un uomo a gambe aperte, ben piantato sui due piedi in un equilibrio solido e aggressivo; ma l’arcata unica, allungatissima, di Ponte Risorgimento sul Tevere aggiunge, con la sua evidenza di massima divaricazione, un brivido di pericolo alla facile analogia teatrale. È un ponte che fa la “spaccata”. Ormai ci si è fatta l’abitudine, ma al tempo in cui venne inaugurato, anno novecentoundici mi pare (col passaggio di un reggimento di soldati), dovette provocare vampate di orgoglio ai progressisti che lo varcarono per andare a visitare la mirabilia dell’Esposizione internazionale […]. Il ponte era il luogo consueto di appuntamento coi miei amici “fiumaroli”. Andavamo, ragazzi fra i quattordici e i sedici anni, a bagnarci nel Tevere, ai “polverini”. Nome, questo, popolarissimo allora, di una spiaggetta di finissima arena posta nel punto in cui il fiume, con uno dei suoi guizzi improvvisi, compie l’ultima svolta prima di inurbarsi, lasciandosi alle spalle il vetusto Ponte Milvio. Si scendeva dalla strada, per una scarpata ripidissima, su un lungo pianoro erboso, elevato a terrazza sul livello dell’acqua, dove era lo stabilimento balneare. Costruito con robusti pale e stuoie, l’aspetto primitivo di esso si accordava con la popolazione selvaggia dei bagnanti. […] Coloro che passavano l’intera giornata sul fiume, a mezzogiorno potevano ottenere per una lira un piatto di pastasciutta: ingozzatala, andavano a digerirla sul greto, il corpo disteso al sole, puntigliosamente; gli occhi protetti da una pezzuola.