Bigiaretti, Libero (1905-1993)

Codice
RM_0037
provincia
Roma
comune
Roma
nazione_autore
Italia
secolo
XX
luogo_citato
Altare della Patria (o “Vittoriano”)
genere
Autobiografia
coordinate
41.894596, 12.483082
fonte_bibliografica
Libero Bigiaretti, Questa Roma: lungo viaggio sentimentale da una città “pacioccona” e “rionale” a una metropoli dispersiva e caotica, Roma, Newton & Compton, 1991, p. 13.

citazione

Il monumento, o come ora si dice il Vittoriano, lo vedevo tutto il giorno: di fronte, camminandogli si può dire sui piedi, per andare a scuola; di fianco, dalle finestre di casa. Non sapevo, allora, se mi paresse bello o brutto: era grande, dorato e candido: non potevo non sentirmi attratto da queste qualità. […] presi l’abitudine di andarvi da solo o con un amico ogni domenica; nel giorno cioè in cui la cancellata, scendendo per virtù di misteriosi congegni sottoterra, lasciava libero il passo. Non tardai molto a impadronirmi del monumento e della sua popolazione di statue […]. Sporgendoci dalla galleria fingevamo, io e il mio amico Virgilio, di essere a bordo di un aeroplano. […] sfiorò le nostre menti anche quello [il progetto] di penetrare nell’interno della statua equestre del re. Ne avevamo sentite tante sul conto di quel colosso che provavamo il bisogno di accertarci della sua reale grandezza. […] La pancia, ci avevano detto, conteneva venti persone; la sciabola del re era lunga quattro metri e pesava settecento chili; nel pennacchio dell’elmo saremmo stati comodamente tutti e due […]. Troppe cose, e troppo lontane ormai. […] Meglio non salire più l’ampia scalea. Ripagare il mio puerile amore per il monumento con il fastidio che oggi mi danno il bianco opaco del botticino; l’insistito lavoro degli scalpelli sulla sua grana compatta; l’oro che già si corrompe con un esempio di umiltà che la pietra non accenna a seguire; e lo spreco dei miti e delle allegorie…
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